DON PANINO articolo di Claudio Loiodice

Don Panino

Come tutti, noi italiani onesti e innamorati della nostra italianità, anch’io mi sono indignato per quello che ho letto.
Come sempre faccio, quasi a scopo terapeutico, per limitare l’eccesso di adrenalina che mi scorre nel sangue in queste occasioni, ho preso il telefono e di buon mattino ho telefonato al mio terapeuta, Salvatore Calleri.
Il Presidente Calleri è divenuto in questi anni il mio “punching ball” sul quale sfogo la mia rabbia, dopodiché rientro in me e ridivento razionale e pragmatico, allora mi sono detto : “dobbiamo reagire”.
Esiste una spiegazione?
Molte volte abbiamo assistito a campagne di delegittimazione e di denigrazione oltraggiosa al sentimento nazionale, specie a ridosso della stagione turistica estiva.
Visto dall’esterno e abbandonando l’emotività che mi aveva assalito al momento, ho cercato di analizzare quale fosse l’obiettivo strategico del  marketing intrapreso dall’ideatore della iniziativa.
Pensare che possa essere stato partorito dall’ignoranza, potrebbe probabilmente trarci in inganno, anche se non andrebbe escluso a priori.
Per capire le finalità di una così oscena iniziativa imprenditoriale, bisognerebbe capire chi c’è dietro: potrebbero essere soggetti provenienti da strati sub culturali all’interno dei quali i valori sono rovesciati; potrebbero celarsi imprenditori astuti, che da questa iniziativa speravano di ottenere una virulenta propagazione mediatica, come è di fatto accaduto, e quindi  di poter poi “vendere” il loro prodotto in determinate aree, dove prevale la medesima condivisione di valori alterati; oppure si può essere in presenza di un tentativo pubblicitario che ha prodotto l’effetto contrario.
Per questo motivo, per vederci chiaro, abbiamo intenzione di  ordinare una ricerca commerciale.
Perché bisogna reagire?
Siamo abituati a considerare i sentimenti nazionali astratti, che sì ci appartengono, ma crediamo che la loro difesa appartenga a qualcun altro, di fatto, per un concetto filosofico, quell’altro siamo noi stessi. A differenza delle imprese, che sanno bene quanto vale l’immagine e per questo la tutelano come un bene finanziario ben superiore al bene strumentale, la collettività molte volte risulta distratta.
Ponendo l’ipotesi che questa scellerata  iniziativa avesse provocato un danno d’immagine ad una multinazionale, sono certo che dopo poche ore un esercito di agguerriti e ben pagati avvocati, si sarebbero presentati presso il tribunale di Vienna esigendo e probabilmente ottenendo la testa del “paninaro”.
 Se vogliamo mettere da parte l’aspetto sentimentale, di quel sentimento che ci porta a ricordare, a commemorare e ad amare tutte quelle persone che sono cadute per mano di luridi criminali,  dobbiamo puntare sull’aspetto materiale, cioè salvaguardare l’immagine dell’Italia.
Bisogna ribadire con voce ferma e convinta  che gli italiani non hanno come stile quello presentarsi con la coppola, una pistola e una funesta cassa; 60 milioni di italiani hanno altri titoli per i quali fregiarsi, dalla moda alla ristorazione, passando alle scienze ed arrivando al nostro enorme patrimonio culturale.
I marchi dell’italianità debbono essere i nostri monumenti, i nostri mari e l’infinito fantastico paesaggio, ogni altra alterazione deve essere bloccata e censurata.
Immaginiamo che in Italia nasca una pasticceria viennese, e che come pubblicità adottasse questa:
“Sacher Torte Adolf Hitler, gasata Rabbino Auschwitz”
La reazione degli austriaci e dei tedeschi, oltre che degli ebrei, sarebbe spropositata, allora mi chiedo: perché nessuno si è accorto prima di quell’insegna pubblicitaria, di quel sito internet? Possibile che nessun italiano che lavora a Vienna, compresi i nostri funzionari lì distaccati, non si siano accorti di quella “pubblicità infame” attiva dal 2009? Chi doveva vigilare, dare la licenza per attaccare l’insegna per quale motivo l’ha concessa? Potete dirmi che chi ha dato la licenza non comprendeva l’italiano, e allora, se domani si presentasse un afgano che pretende di aprire un kebab e in arabo scrivesse “viva Osama Bin Laden”, verrebbe autorizzato? No, non credo proprio. Può darsi che qualcuno cerchi di identificarci come un popolo di mafiosi, oltraggiando ancor più la memoria dei nostri eroi.
Quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione?
 Primo fra tutti, la responsabilità civile relativa al danno d’immagine, ma non dobbiamo sottovalutare la possibilità di attaccare quell’arrogante imprenditore negli ambienti che la rete web ci mette a disposizione.
In conclusione, con l’appoggio di chiunque si sente leso, inizieremo per prima cosa a conoscere il nostro avversario per poi intraprendere tutte le iniziative giudiziarie e mediatiche utili come monito verso probabili ed analoghi lestofanti.
   

 Resto in attesa di adesioni.

14/06/2013

Claudio Loiodice

















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